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Mamma li Turchi.

di Monica Bolignano-Sarà stata certamente questa l'esclamazione di sorpresa mista a terrore pronunciata da qualche reggino del 1600 alla notizia che le galee turche erano approdate a largo delle coste di Pellaro.
Un viaggio indietro nel tempo di cui siamo stati entusiasti spettatori ieri, presso il Centro Alpigi, durante il quale, come tanti scolaretti curiosi, abbiamo ascoltato la rievocazione dell'attacco turco a Reggio per bocca del prof. Mosino, candidato al nobel per la letteratura, che, sapientemente introducendo lo storico dimenticato Giannangelo Spagnolio, ha rievocato un momento di eccezionale eroismo durante il quale, grazie allo zelo organizzativo dei fratelli Geria, proprietari terrieri di Reggio Sud, tutti i cittadini, trasformatisi magicamente in milizia, hanno combattuto per difendere le loro donne, i loro figli e le loro proprietà, riuscendo così ad arrestare, a ridosso del torrente Sant'Agata, l'avanzata turca; al calare della notte, terrorizzati dal bosco di gelsi, che appariva misterioso e sconfinato e che si frapponeva maestoso tra loro ed il centro, i turchi decisero di fare ritorno a Pellaro, questo diede modo ai reggini di riarmarsi e di trovare la forza per pianificare la strategia di combattimento per il giorno successivo e per vendicare i caduti dello scontro, compresi i valorosi promotori della difesa, grazie anche all'arrivo della "truppa ausiliaria" nella veste dei tenaci monaci dell'Eremo. In questo modo, il mattino dopo, all'altezza delle Chiesa dell'Itria si diede nuovamente battaglia infliggendo all'armata turca la sconfitta decisiva che scoraggiò quelle genti, per quell'incursione, in modo definitivo.
Uno scorcio di storia di cui, per fortuna, abbiamo una dettagliata descrizione grazie alle memorie del frate Spagnolio che, ha provveduto a farci dono di ricordi di storie vissute con orgoglio, determinazione e coraggio grazie ai racconti di coloro che hanno vissuto quella eroica battaglia in prima persona sulle rive del Sant'Agata, con la magistrale descrizione dei momenti di terrore attraversati da coloro che, soldati per necessità, hanno trovato il coraggio di armarsi e difendere i propri diritti stimolati dai validissimi "comandanti" di truppa improvvisati.
Un racconto che, in questo particolare momento storico, sembra essere un monito per quei reggini che "vedendo" le galee "già ancorate dentro la città", forse, stanno aspettando la chiamata dei moderni fratelli Geria per prendere "le armi".

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