Chi riesce a industrializzarsi e a creare attrattive per i giovani, spesso nelle aree limitrofe alle città, sopravvive, altri diventano paesi dormitorio, mentre gli altri sono destinati ad un progressivo spopolamento. Questo fenomeno, noto per le regioni meridionali, dove l'emigrazioni ha fatto diminuire del 50% o più gli abitanti, è in realtà ormai diffuso anche al nord, specie nelle aree montane. La gente continua ad andarsene cosicché in Piemonte, Liguria, Marche, Friuli,Puglia, Campania, Abruzzo,Calabria e Sicilia sono decine i paesi abbandonati o quasi.
Cosa fare allora? Lasciare che questi borghi, spesso costruiti con secoli di fatiche e di attenzioni verso l'ambiente, seguano il loro destino?O Forse qualcosa si può fare. Se è vero che tanta gente, spesso giovane, si trasferisce verso le "zone calde" del pianeta, è anche vero che ci sono tanti altri, soprattutto under 40 che ricercano un po' di pace e tranquillità, allontanandosi dalle selve urbane, sempre più sovraffollate e stressanti per riscoprire il piacere della terra.
Ecco quindi che c'è qualcuno che va alla ricerca di paradisi nascosti, li acquista e li recupera per finalità turistiche. Uno dei casi più interessanti è quello di Daniele Kihlgren, danese, che si è comprato un borgo e ne ha fatto un albergo diffuso, ossia un albergo fatto dalle vecchie dimore degli abitanti del luogo . Anche se questo esempio ha fatto scuola, ci sono molti altri esempi in giro per l'Italia, tanto che è nata un'associazione, l'associazione alberghi diffusi , che raccoglie tutte le iniziative di questo genere dalle Alpi alla Sicilia, ma anche una scuola internazionale di specializzazione in albergo diffuso (SISAD) che cerca di aiutare i Proprietari immobiliari, le Imprese gestrici e gli Enti locali a iniziare questo tipo di attività fornendo tutto il supporto didattico e informativo.
Il Club de "I Borghi più belli d'Italia" ogni anno tiene un festival che mira a promuovere la valorizzazione di queste aree dimenticate della penisola. Quest'anno la manifestazione si è tenuta nel Trentino, a Rango e San Lorenzo in Banale con convegni, cene e spettacoli. Ma se ci sono amministrazioni attente alla promozione del loro territorio, ce ne sono altre che invece non rispondono alle attenzioni di possibili investitori che potrebbero convogliare importanti risorse. Specie in Calabria, molte amministrazioni si mostrano, poco attente, sospettose, forse invidiose della riscoperta dei loro tesori naturalistici e non rilasciano informazioni, autorizzazioni, dati, scoraggiando iniziative da parte di potenziali interessati.
Speriamo allora che le amministrazioni investano di più e bene sulla rivalutazione delle aree più segrete della penisola, da riscoprire e valorizzare (magari anche sull'esempio della Wye Community Farm inglese) per un turismo che non si accontenta delle visite mordi e fuggi dalle piazze di Venezia e Firenze, ma capace di andare alla scoperta dei sapori e dei colori delle campagne e delle colline.
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