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Mafia Capitale, il tribunale del Riesame: “Corruzione in tutti gli appalti Ama”

Nell'Ama (l'azienda municipale ambiente di Roma, ndr) il fenomeno corruttivo ha raggiunto la massima espressione inquinando tutte le gare di appalto". Nelle motivazioni con cui hanno ribadito il carcere per Salvatore Buzzi e disposto i domiciliari per l'ex dg dell'Ama, Giovanni Fiscon, la valutazione dei giudici del Tribunale del Riesame è durissima. È l'ultimo sviluppo dell'inchiesta su Mafia Capitale. "Buzzi pericoloso per la società a tutti i livelli" Il collegio presieduto da Bruno Azzolini ha depositato le motivazioni relative alle posizioni di un gruppo composto da 17 indagati. Il tribunale aveva confermato la custodia in carcere con l'aggravante mafiosa per Salvatore Buzzi, Giovanni De Carlo ed altri nove indagati. In particolare, secondo i giudici, Salvatore Buzzi rappresenta "una concreta minaccia per le istituzioni" ed "è pericoloso per la società a tutti i livelli".  "Affari d'oro con la giunta Alemanno, rapporti basati sulla corruzione con l'Ama" Le cooperative del braccio destro di Massimo Carminati, secondo quanto scritto dal Riesame, hanno fatto affari d'oro "con la giunta Alemanno e con gli amministratori che ne erano espressione" e hanno intrattenuto "rapporti basati sulla corruzione" con l'Ama, che non ha improntato "la propria attività a criteri di imparzialità e buon andamento della Pubblica amministrazione". Tra Buzzi e l'ex dg Ama Giovanni Fiscon, scrivono i giudici, avvenivano "frenetici scambi di sms e gli incontri denotano l'esistenza di interrelazioni e contatti del tutto anomali nel corso di una procedura di aggiudicazione di un appalto". Su Fiscon, si legge, "non è stata individuata specifica utilità conseguita per la sua opera in favore dell'associazione criminale se si esclude la promessa di pulizia nel proprio appartamento" e "sussistono dubbi in ordine al riconoscimento dell'aggravante mafiosa" perché "non emergono indizi univoci in ordine alla coscienza di agevolare l'associazione". La posizione di Riccardo Mancini L'ex ad dell'Ente Eur Riccardo Mancini, che è stato scarcerato ma che resta indagato per la stessa accusa contestata a Massimo Carminati, allo stesso Buzzi e ad altri indagati, sarebbe corrotto ma estraneo al clan. Il Tribunale del Riesame scrive che è "un funzionario corrotto, ma non sembra possa essere affermato che egli faccia parte dell'associazione criminale". Da due conversazioni intercettate, infatti, "si evince in maniera inequivocabile che Mancini in più occasioni opponga qualche resistenza ad assecondare le finalità dell'associazione, tanto da dover essere minacciato ed addirittura picchiato". Mancini, ritenuto dagli inquirenti un fedelissimo dell'ex sindaco Gianni Alemanno, è per il Tribunale "un personaggio certamente contiguo ad ambienti criminali di elevato spessore e può senz'altro essere affermato che il suo modo di interpretare la funzione pubblica non abbia nulla a che vedere con i principi di fedeltà, di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione. Peraltro - evidenzia il collegio presieduto da Bruno Azzolini - deve essere evidenziato che dagli atti emergono elementi contraddittori che non permettono di affermare, con il dovuto grado di probabilità, che egli sia un associato ex articolo 416 bis (associazione di stampo mafioso

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