Cos’hanno in comune le tarantelle di «Sicilia Bedda» e una coop toscana di derattizzazione? Niente, direte voi. Invece sono in qualche modo sorelle: hanno scoperto il business dei profughi. Capace in un caso di moltiplicare il fatturato fino a 126 volte (centoventisei!) in cinque anni. A spese degli italiani e dei profughi stessi.
Che fosse un affarone si era già intuito leggendo la famosa intercettazione di Salvatore Buzzi, uno dei principali protagonisti di «Mafia Capitale»: «C’hai idea di quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». Il puzzle ricostruito pezzo su pezzo da Mario Giordano in Profugopoli (167 pagine, Mondadori) è però ancora più vasto e spesso ripugnante di quanto sapessimo.
E accusa non solo gli «intrallazzatori professionisti, i truffatori patentati, i trafficanti di immigrati, i semplici furbetti di paese» che cercano di strappare più profughi possibili ai volontari veri, quelli che si dannano l’anima sul serio per aiutare il prossimo (come la mamma dello stesso Giordano, cui il libro è dedicato) ma il sistema. Compresi certi prefetti che, per liberarsi dell’ingombro, smaltiscono i nuovi arrivati consegnandoli a chi capita.
Dice tutto la storia di Pasquale Cirella, ex-installatore di impianti idraulici del napoletano che dopo aver fondato con incerte fortune la «Family Srl» per la «gestione di alberghi, pensioni, ristoranti, pub, pizzerie…» cambia la «mission» scrivendolo anche a bilancio: «L’emergenza profughi è l’oggetto principale della nostra società». In alleanza con «New Family» di Daniela Carotenuto, già «Miss Paesi Vesuviani», ha fatto per anni man bassa di appalti. Passando tra il 2009 e il 2014 da 44 mila a 5 milioni e mezzo (abbondanti) di euro. Un exploit dovuto anche a come trattava i profughi: al «Di Francia Park», ristorantone per matrimoni poi sequestrato, ne aveva messi trecento su brandine accatastate nelle sale.
«I soliti terroni!», dirà qualcuno. «Lady Finanza» Giannina Puddu da quarant’anni «vive e respira la Milano da bere: prima la Bocconi, poi PiazzaAffari» fino a «diventare presidente di Assofinance». Costruita una palazzina a Chieve (Cremona) «è riuscita a vendere solo due appartamenti» e che fa? Fonda la società «Garbata Accoglienza». Dodici giorni dopo, è «ritenuta dalla Prefettura adatta a gestire la drammatica emergenza dei profughi» e piazza i suoi nella palazzina vuota: «Dovevo pagare le rate del mutuo».
Il Consorzio di cooperative McMulticons sta a Empoli e dintorni, tratta di «pulizie civili, industriali, sanificazione ambienti, derattizzazione» ed è legato a una Onlus che si occupa di carcerati. Che c’entrano i profughi? Ne prende in carico 141 e ne manda 36, denuncerà redattoresociale.it, in un «casolare diroccato in aperta campagna, a 5 chilometri da Castelfiorentino e lontano da qualsiasi centro abitato» con le «pareti ammuffite, i muri sgretolati, le cucine abbandonate, gli angoli pieni di sporcizia» e «due bagni per 36 persone».
Due euro al giorno dello Stato vanno a ogni immigrato (sigarette) e gli altri (da 28 a 38, a seconda dei contratti) a chi gli dà da mangiare e dormire. «A Benevento la Prefettura si fida ciecamente di Maleventum. Non è un gioco di parole, è il nome del consorzio che raccoglie diverse cooperative cui sono stati affidati ben 770 profughi, un’enormità. “Sparsi in 13 centri diversi”». Incassi 2015? «Quasi 9 milioni di euro». La «mente è Paolo Di Donato, che non a caso si definisce “ideatore, creatore e gestore, con oltre 200 dipendenti, del consorzio”». Volete vedere il tipo? «Sul profilo Facebook si mostra a bordo di una Ferrari». In compenso, denuncia ancora redattoresociale.it, per una trentina di giorni, i circa 120 «ospiti» ammassati in una palazzina a Contrada Madonna della Salute «hanno bevuto e si sono lavati con acqua di pozzo».
Elio Nave è titolare dell’Hotel Quercia di Rovereto: «Sono stato sempre leghista e sempre lo sarò». Il suo segretario Matteo Salvini spara più contro i profughi che contro gli affaristi? Lui applaude, ma ha spiegato al Corriere delle Alpi che il nuovo business va benissimo: «Non riuscivo a coprire le spese. Avevo già chiuso il ristorante. Poi avevo provato ad aprire una pizzeria…». Adesso è sempre completo: «Senza i profughi avrei dovuto chiudere».
«Ospitare i profughi è il nostro nuovo modello economico» dice Giulio Salvi dell’Hotel Bellevue di Cosio Valtellino: «Ho già incassato 700-800.000 euro». Di turisti «non ne venivano più…». Vuoi mettere i profughi? «Ne hanno 70 a 37,5 euro al giorno», spiega Giordano, «Incassano 80.000 euro al mese. In cambio offrono camere modeste, un vecchio televisore e un menù basico, riso e pollo, piatto unico».
Il Csfo di Monselice (Padova), fa corsi di formazione per buttafuori e per addetti alle pompe funebri ma non si fa scappare il business e prende in gestione «una cinquantina di immigrati, incassando per ognuno di loro un contributo pari a 34,89 euro al giorno». E dove li piazza? In una ex colonia a mille metri a Pian delle Fugazze. Un’interrogazione accusa: «degrado inaccettabile», «abisso di inciviltà», «bagni intasati», «allagamenti di corridoi»… Fra l’altro, racconta il libro, «vien fatto notare che a tutti gli ospiti sono stati consegnati all’inizio del soggiorno un piatto e due posate in plastica, genere usa e getta. Da mesi sono costretti a mangiare con quelli. Sporchi e rotti. Da far schifo». Ma che razza di società è? Sorpresa: «L’86 per cento del capitale è vincolato nel CalvetTrust, un fondo soggetto alla legge di Jersey». Un paradiso fiscale…