“In tutti questi anni ho potuto constatare che le principali norme di sicurezza per gli operatori e per i pazienti stessi sono pressoché assenti”.
Comincia così la denuncia – querela che a metà dello scorso dicembre è stata presentata agli uffici della sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria per illustrare la situazione esistente presso l’Azienda Ospedaliera “Bianchi – Melacrino – Morelli”. Sotto osservazione ci finiscono diversi reparti e il Pronto soccorso dei “Riuniti”. Alcune delle denunce sono già note, ricordando sostanzialmente il problema dei cosiddetti “barellati”, altre invece rasentano l’assurdo.
In Medicina generale, ad esempio, “accade ritualmente – si legge nell’esposto – che in reparto vengano accolti pazienti oltre la disponibilità dei posti letto, costretti a stare in barelle (si è arrivati anche a 18 ‘barellati’) con comprensibili disagi per tutti”. Quest’ultima circostanza deriva dal fatto che essendo ‘barellati’ i degenti non hanno la possibilità di disporre del campanello per allertare gli infermieri in caso di necessità, né possono disporre dei bocchettoni di aspirazione e somministrazione dell’ossigeno terapia. Situazione a cui si sopperisce fornendo l’oissigeno nelle ormai vecchie bombole “non più regolamentari – si sottolinea nella denuncia - e che costituiscono grave pericolo in caso di incendio”.
Anche nel reparto di Ematologia, dove tutti i pazienti sono immunodepressi, molti malati sono costretti a trascorrere la loro degenza in barella. “Considerato la loro patologia di base – si legge ancora – questo è controindicato, mancando , tra l’altro, i livelli minimi di sterilità che i pazienti con tale tipologia dovrebbero avere”. Ma pazienti in barella sono segnalati anche al Reparto di Rianimazione, a causa della mancanza di posti letto. I malati sono accettati “aumentando il rischio di infezioni aeree”.
In urologia, invece viene denunciata una ‘convivenza’ problematica tra i degenti e i rifiuti speciali prodotti dai pazienti, unitamente alla segnalazione che durante l’orario notturno il reparto è sprovvisto di medico, che però è reperibile (situazione, quest’ultima, che no sarebbe estranea ad altri reparti) . “Quotidianamente – è lo spaccato raccontato nell’esposto – avviene che pazienti sottoposti ad interventi endoscopici e quindi ad irrigazioni continue, a volte anche per diversi giorni, debbano convivere con bidoni, non a circuito chiuso, in cui confluiscono i liquidi organici di più pazienti, spesso affetti anche da patologie gravi come HCV e HIV”. Secondo quanto riportato dalla denuncia lo stesso liquido verrebbe smaltito ad opera dell’infermiere di turno “costretto ormai da anni, a dover effettuare tale operazione senza alcun presidio di protezione (occhiali, mascherine, copri braccia, parannanze, etc…) e a smaltirli nello scarico fognario comune”. In realtà lo smaltimento di rifiuti speciali deve seguire un protocollo molto rigido che salvaguardi non solo l’incolumità del paziente, ma anche quello dell’operatore e più in generale della salute pubblica.
Poi, l’attenzione si sposta sul Pronto Soccorso, i cui locali, nella denuncia, sono considerati non a norma: ‘’Mancano i presidi necessari, quali elettrocardiografi funzionanti, occhiali di protezione, barelle, sedie, a volte i farmaci d’urgenza, etc…” In seguito viene segnalato anche “l’affidamento di pazienti, spesso anche gravi, da trasportare nei reparti di consulenza o di ricovero, a volontari privi di specifica preparazione in caso di necessità”.
Un quadro non certo rassicurante, su cui si addensano nubi che, sarà cura degli inquirenti, diradare. E anche con una certa urgenza. Visto che la denuncia conclude con un preoccupante: “Tutti questi fatti accadono da anni e sembra che a nessuno interessi risolverli”. D’altra parte, basta capitare dalle parti dell’OBI, Osservazione breve intensiva, per capire come continuano ad nadare le cose. Ancora questa mattina, in una struttura che può ospitare 8 pazienti, si contavano ben 17 ricoverati, tutti rigorosamente barellati. Anche in questo caso i malcapitati dell’Obi dovranno utilizzare un unico bagno per espletare i loro bisogni. E pensare che si va in ospedale sperando di potersi curare…
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