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Pensioni Governo Renzi riforma ultime notizie: studi, statistiche, analisi ancora indicano cambiamenti necessari pensioni

La disoccupazione sale ancora e raggiunge livelli record: a novembre il tasso di disoccupazione ha toccato quota 13,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a ottobre, secondo l’Istat, un record storico, il valore più alto sia dall’inizio delle serie mensili (partite nel gennaio 2004) sia di quelle trimestrali, che vengono pubblicate dal 1977. Dato ancora più allarmante, quello che riguarda i giovanissimi: per i 15-24enni a novembre il tasso è arrivato al 43,9%, in rialzo di 0,6 punti percentuali su ottobre e di 2,4 rispetto a un anno fa, e i giovani senza lavoro risultano essere 729mila, contro i 710mila dell’estate.

E insieme a questa situazione di difficoltà occupazionale, da ultime analisi emerge anche una contraddizione, quella riguarda il popolo dei pensionati lavoratori occupati. Secondo uno studio presentato in Senato da Fabrizio Patriarca, ricercatore e collaboratore di Tito Boeri, tra il 2007 e il 2012 i pensionati oltre i 60 anni che lavorano sono aumentati di 556mila unità ma nel 2012 i pensionati che lavorano sono arrivati a quota 1.976.810 e i 556mila in più sono così distribuiti: 241 mila (+12,6%) di età compresa tra i 60 e i 64 anni e 315 mila ultra-sessantacinquenni (+3%).E se in Italia, a novembre, i disoccupati hanno toccato i 3 milioni 457 mila, con una crescita di 40mila unità rispetto a ottobre (+1,2%) e di 264 mila su base annua (+8,3%), in Germania, al contrario, si festeggia un record positivo, con la disoccupazione scesa al minimo storico. Secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, “i dati dell’Istat evidenziano l’allineamento dell’occupazione con il quadro economico generale del nostro Paese, confermando come l’andamento del mercato del lavoro ne segua le evoluzioni. A destare particolare preoccupazione è invece il dato relativo alla disoccupazione giovanile”.
Si tratta di numeri che confermano l’inesorabile necessità di intervenire sulla riforma pensioni Fornero con novità che possano dare anche impulso al mercato del lavoro e rilanciare l’economia. Come? Semplicemente approvando uno di quei piani di uscita anticipata, come quello che prevede l’uscita a quota 100 o a 62 anni di età con 35 anni di contributi, o con prestito pensionistico o sistema contributivo per tutti, piani che consentirebbero ai lavoratori più anziani di andare in pensione prima rispetto ai requisiti richiesti dalla legge Fornero, liberando posti di lavoro che potrebbero essere occupati dai più giovani, disoccupati.

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