Un Paese normale è un Paese che si abbandona solo per viaggiare. In un Paese normale i cervelli non fuggono, si sostiene l’impegno, la scuola e le Università premiano chi studia. In un Paese normale la verità non è un mistero, le risposte non si attendono per decenni, i gialli del passato non minacciano il futuro. In un Paese normale i morti sul lavoro sono una piaga inaccettabile, la criminalità non mette le città in ginocchio, la finanza non è un gioco senza regole. In un Paese normale la tv rispetta il suo pubblico, il giornalista risponde solo al lettore, la satira non chiede permesso, tanto meno “il” permesso. In un Paese normale la legge è uguale per tutti, le dittature si stroncano sul nascere, è bandita la frase: “lei non sa chi sono io”. In un Paese normale il successo e l’autenticità viaggiano insieme, il cognome non fa l’uomo, l’onestà non è una dote ridicola. In una Paese normale ci si sa far da parte, si riconoscono le proprie colpe, si sa chiedere scusa. In un Paese normale si crede nei sogni, si conosce il valore della fantasia, si coltiva la modestia dei desideri, convivono poesia e leggerezza…
Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno, attualmente ci sono in Italia migliaia di strutture temporanee che ospitano i migranti per la cui gestione sono stati stanziati 1,16 miliardi di euro. Il Sistema nazionale di accoglienza è articolato in due sotto-insiemi, entrambi coordinati dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, e che, in ragione delle differenti funzioni, hanno modelli organizzativi, voci di costo e tempi di permanenza differenziati. Esistono i centri governativi, ossia strutture che offrono accoglienza a diverse tipologie di migranti e che sono suddivise in quattro diverse tipologie: CPSA (Centri di primo soccorso e accoglienza); CDA (Centri di accoglienza), CARA (Centri di accoglienza per richiedenti asilo); i CIE (Centri di identificazione espulsione) anch’essi proiettati verso una nuova ident...
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