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Reggio Calabria, novembre 2016.
Giorni freddi e tenebrosi come non mai. Cantieri aperti e mai terminati, negozi chiusi, disoccupazione, asili incendiati.
Per le strade dei vecchi aspettano la notte per uscire come scarafaggi ed andare a frugare nella spazzatura alla ricerca di qualche rimasuglio di cibo. Negri si aggirano per le vie della città con gli occhi neri della disperazione, con gli occhi di chi ha vissuto sulla propria pelle ogni male esistente e proprio quando pensavano di aver trovato un futuro migliore, sono finiti per esser stipati da chi li ha sedotti ed accolti per interessi personali, in un capannone come delle bestie in uno zoo.
Le segreterie politiche aprono alla vigilia di un referendum farsa e chiuderanno qualche giorno dopo la fine di un referendum farsa.
È notte e mentre ce ne stiamo seduti su una panchina vandalizzata di quello che fu il chilometro più bello d’Italia, sotto l’oscurità di questo cielo nero di novembre, ripensiamo all’eterna primavera che ci era stata promessa e ci passa davanti agli occhi una vignetta vista qualche giorno fa. Vi era un aeroplano che atterrava a Lamezia Terme, alcuni passeggeri si fermavano lì, altri proseguivano su una carovana in perfetto stile Far West in direzione Reggio Calabria.
Reggio Calabria, la città dei morti, la città dei fantasmi. Abitata da 182.171 anime che molto semplicisticamente potremmo dividere in quattro categorie:
- I lamentoni
- Gli insurrezionalisti
- Gli ottimisti
- I menefreghisti
Passeggiando per la città ascoltiamo le vostre opinioni in merito alla vicenda aeroporto, ogni categoria è rispettivamente ben descritta e rappresentata dalle vostre parole; ‘’ Riggiu non vindiu mai granu’’, ‘’ quando ci romperemo il cazzo faremo le barricate come nel 70’’, ‘’state tranquilli che hanno stanziato 696 mila euro. Ma hai visto come sono carini i nuovi lampioni sul corso? ‘’, ‘’ chi mi ndi futtu, partu i Lamezia’’.
Nonostante la diversità di approccio alla vita, tutte queste categorie hanno qualcosa in comune e quel qualcosa è la vita di merda a cui torneranno dopo qualche parola spesa velocemente sull’aeroporto. Una vita monotona scandita settimana dopo settimana, proprio il tempo è scandito da un orologio a pendolo, dai soliti rintocchi: caffè al bar, Facebook, Uomini e Donne, Bart e Luna Ribelle.
Parlare della loro città li ha stancati, parlare della loro città non è abbastanza cool.
Molto meglio discutere di Hillary Clinton. La geopolitica, si sa, è diventata la nuova pornografia.
Ma l’aeroporto sta comunque chiudendo/morendo.
Non ci saranno più voli Alitalia e voi non fate niente! Non vi sapete neanche lamentare. Come un cancro che si palesa solo quando è troppo tardi, la vostra ignavia vi farà rendere conto di ciò che state perdendo quando non troverete più voli, quando vi accorgerete che per prendere un aereo dovete fare 120 Km all’andata e altrettanti al ritorno.
A Lamezia verrà a prendervi il vostro papino in BMW? O siete tra quei poveri scappati di casa che andranno in aeroporto in treno? Sempre ammesso che voi non veniate da quell’altra città di cadaveri, Messina, perché a quel punto il vostro bel viaggio diventa una questione metafisica.
Sono anni che vi pigliano per il culo, anni che avete accettato a testa china ogni singolo sopruso senza colpo ferire.
Non vi chiediamo di fare la rivoluzione, vi chiediamo di fare ciò che vi riesce meglio, LAMENTARVI. Questa volta non su Facebook o con una vignetta. DOVETE DARE FASTIDIO. Scrivete delle lettere al sindaco, alla regione, alla provincia, ad Alitalia, fate sit-in davanti al comune, cortei, tartassateli di telefonate, chiedete risposte, soluzioni, insomma fate tutte le vostre robette politicamente correte. Ma fatevi sentire. Perché sono anni che vi fate infinocchiare da questi cialtroni, anni che vi promettono soluzioni per questo maledetto aeroporto morente che ormai è lo specchio di questa città. La struttura va rimodernata ed ampliata. È necessario che vengano stanziati fondi alle compagnie che ancora volano da Reggio, in modo che possano abbassare i prezzi dei biglietti. Serve che vengano salvati tutti i posti di lavoro dei dipendenti aeroportuali. Servono soldi e ne servono tanti.
Servono tutte queste cose e servono subito. Stiamo perdendo tutto, dignità compresa.
Non morite ordinati ed in silenzio, come agnelli sacrificali. Se avete deciso di morire, MORITE MOLESTI.
Reggio Calabria, novembre 2016.
Giorni freddi e tenebrosi come non mai. Cantieri aperti e mai terminati, negozi chiusi, disoccupazione, asili incendiati.
Per le strade dei vecchi aspettano la notte per uscire come scarafaggi ed andare a frugare nella spazzatura alla ricerca di qualche rimasuglio di cibo. Negri si aggirano per le vie della città con gli occhi neri della disperazione, con gli occhi di chi ha vissuto sulla propria pelle ogni male esistente e proprio quando pensavano di aver trovato un futuro migliore, sono finiti per esser stipati da chi li ha sedotti ed accolti per interessi personali, in un capannone come delle bestie in uno zoo.
Le segreterie politiche aprono alla vigilia di un referendum farsa e chiuderanno qualche giorno dopo la fine di un referendum farsa.
È notte e mentre ce ne stiamo seduti su una panchina vandalizzata di quello che fu il chilometro più bello d’Italia, sotto l’oscurità di questo cielo nero di novembre, ripensiamo all’eterna primavera che ci era stata promessa e ci passa davanti agli occhi una vignetta vista qualche giorno fa. Vi era un aeroplano che atterrava a Lamezia Terme, alcuni passeggeri si fermavano lì, altri proseguivano su una carovana in perfetto stile Far West in direzione Reggio Calabria.
Reggio Calabria, la città dei morti, la città dei fantasmi. Abitata da 182.171 anime che molto semplicisticamente potremmo dividere in quattro categorie:
- I lamentoni
- Gli insurrezionalisti
- Gli ottimisti
- I menefreghisti
Passeggiando per la città ascoltiamo le vostre opinioni in merito alla vicenda aeroporto, ogni categoria è rispettivamente ben descritta e rappresentata dalle vostre parole; ‘’ Riggiu non vindiu mai granu’’, ‘’ quando ci romperemo il cazzo faremo le barricate come nel 70’’, ‘’state tranquilli che hanno stanziato 696 mila euro. Ma hai visto come sono carini i nuovi lampioni sul corso? ‘’, ‘’ chi mi ndi futtu, partu i Lamezia’’.
Nonostante la diversità di approccio alla vita, tutte queste categorie hanno qualcosa in comune e quel qualcosa è la vita di merda a cui torneranno dopo qualche parola spesa velocemente sull’aeroporto. Una vita monotona scandita settimana dopo settimana, proprio il tempo è scandito da un orologio a pendolo, dai soliti rintocchi: caffè al bar, Facebook, Uomini e Donne, Bart e Luna Ribelle.
Parlare della loro città li ha stancati, parlare della loro città non è abbastanza cool.
Molto meglio discutere di Hillary Clinton. La geopolitica, si sa, è diventata la nuova pornografia.
Ma l’aeroporto sta comunque chiudendo/morendo.
Non ci saranno più voli Alitalia e voi non fate niente! Non vi sapete neanche lamentare. Come un cancro che si palesa solo quando è troppo tardi, la vostra ignavia vi farà rendere conto di ciò che state perdendo quando non troverete più voli, quando vi accorgerete che per prendere un aereo dovete fare 120 Km all’andata e altrettanti al ritorno.
A Lamezia verrà a prendervi il vostro papino in BMW? O siete tra quei poveri scappati di casa che andranno in aeroporto in treno? Sempre ammesso che voi non veniate da quell’altra città di cadaveri, Messina, perché a quel punto il vostro bel viaggio diventa una questione metafisica.
Sono anni che vi pigliano per il culo, anni che avete accettato a testa china ogni singolo sopruso senza colpo ferire.
Non vi chiediamo di fare la rivoluzione, vi chiediamo di fare ciò che vi riesce meglio, LAMENTARVI. Questa volta non su Facebook o con una vignetta. DOVETE DARE FASTIDIO. Scrivete delle lettere al sindaco, alla regione, alla provincia, ad Alitalia, fate sit-in davanti al comune, cortei, tartassateli di telefonate, chiedete risposte, soluzioni, insomma fate tutte le vostre robette politicamente correte. Ma fatevi sentire. Perché sono anni che vi fate infinocchiare da questi cialtroni, anni che vi promettono soluzioni per questo maledetto aeroporto morente che ormai è lo specchio di questa città. La struttura va rimodernata ed ampliata. È necessario che vengano stanziati fondi alle compagnie che ancora volano da Reggio, in modo che possano abbassare i prezzi dei biglietti. Serve che vengano salvati tutti i posti di lavoro dei dipendenti aeroportuali. Servono soldi e ne servono tanti.
Servono tutte queste cose e servono subito. Stiamo perdendo tutto, dignità compresa.
Non morite ordinati ed in silenzio, come agnelli sacrificali. Se avete deciso di morire, MORITE MOLESTI.