"Dopo anni di illegittimo lavoro come precario, un infermiere dipendente degli ospedali Riuniti “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria, ottiene il riconoscimento del rapporto di lavoro a tempo indeterminato."
Si prevede una ricorso collettivo, una class action dei precari della sanità pubblica Calabrese. In una nota Stampa lo Rende Noto Anoldo, neo Responsabile Confintesa Sanità della Regione Calabria. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione di Bari e Cagliari e dopo quella 18/11/20016 del Tribunale di Reggio Calabria, che ha riconosciuto i diritti dei lavoratori precari degli ospedali pubblici, stabilendo che le aziende sanitarie non possono ricorrere al continuo rinnovo dei contratti a tempo determinato senza assumere personale tramite concorso, si profila una mobilitazione generale.
Cosa che si è già verificata nel mondo della scuola, mettendo in difficoltà il governo centrale, costretto a risarcire per milioni di euro le migliaia di insegnanti a cui non era stato rinnovato il contratto. Una situazione delicata nel mondo della sanità va avanti già da diverso tempo, e la sentenza non è che una conferma di un’agitazione latente.
Per i giudici, inoltre, in caso di abuso di contratti a termine da parte di una pubblica amministrazione, il dipendente ha diritto al risarcimento del danno da “perdita di chances lavorative”, in quanto il lavoratore rimane “confinato in una situazione di precarizzazione e perde la chance di conseguire, con percorso alternativo, l’assunzione mediante concorso nel pubblico impiego o la costituzione di un ordinario rapporto di lavoro privatistico a tempo indeterminato”.
Tutti i lavoratori a tempo determinato impiegati presso le Aziende Sanitarie pubbliche della Calabria contratti a termine che abbiano superato – nella loro durata complessiva – i 36 mesi (comprensivi di proroghe e rinnovi), possono ora aderire all’azione collettiva lanciata da Confintesa Sanità, e ottenere l’assunzione a tempo indeterminato, il riconoscimento dell’anzianità di servizio e il risarcimento del danno fino a un massimo di 50.000 euro