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Carriera in ospedale: sì se sei massone


Il messaggio, neppure tanto criptico, serpeggia nelle corsie tra primari, medici, dirigenti amministrativi. Lo ricordava anche Alberto Sordi nel suo film-cult “Un borghese piccolo piccolo”, dove appunto lui, impiegato dovette iscriversi nella potente loggia per dare un’opportunità al figlio non troppo sveglio. Entrare nelle grazie di chi conta è importante, soprattutto se si vuole diventare primari e uscire quindi dalle fila dell’uomo qualunque, bravo sì, competente, ma senza quella marcia in più che gli consente di scalare la gerarchia sanitaria. Le cronache di malasanità a volte nascondono episodi legati all’appartenenza alla massoneria: medici coinvolti nel “tiro al collega” reo di non avere legami con la lobby.
E a farne le spese spesso sono i pazienti, in mezzo ad un palleggiamento che li danneggia ulteriormente. Eppure la suggestione del Tempio appare in continua e costante crescita, sia per l’immagine dell’aiuto fraterno che ha, sia del potere che tuttora aleggia nei piani alti della sanità, della finanza, del giornalismo e della politica. I numeri confermano questa tendenza nel nostro Paese: al Grande Oriente d’Italia gli iscritti al 30 marzo 2007 (ultimo dato ufficiale) erano 18.117 contro gli oltre 12 mila del ’98. Solo nel Lazio sono 1.521 i massoni entrati nella fila del Grande Oriente. E ancora: la Gran Loggia d’Italia annovera 8.800 iscritti (di cui il 27% donna), la Gran Loggia Regolare conta 3.000 fratelli. Tuttavia l’accesso è regolato da regole rigide che ne limitano le adesioni e che favoriscono le fasce più elevate: gli operai sono solo il 2% contro il 45% di liberi professionisti e il 25% di imprenditori. Aumentano i lavoratori dipendenti e di pari passo scende l’età media con il 22% degli adepti che ha tra i 25 e i 40 anni, il 40% tra i 40 e i 60, i pensionati sono l’11%.
La maggior parte dei massoni ha una laurea (il 70%, mentre i diplomati sono solo il 5%). Chi lavora in un ospedale sa bene che una volta al mese i “fratelli” si riuniscono per prendere decisioni importanti che coinvolgono una buone fetta di camici bianchi e dirigenti ospedalieri. D’altronde basta farsi un giro nelle corsie per strappare confidenze e storie dove “chi comanda è massone e non va contrariato” oppure di macchinari acquistati e assegnati ad un reparto prima di un altro solo perché il primario appartiene alla loggia. Un criterio applicato anche per promozioni, nomine, trasferimenti a conferma che la massoneria in Italia ha un’importante voce nella gestione dell’apparato sanitario.
Ma esistono elenchi ufficiali degli appartenenti?
Sicuramente una lista c’è e va depositata in Prefettura, ma ce ne sono anche altre ben più importanti e ovviamente secretate che restano nei faldoni delle logge con all’interno nomi altisonanti della medicina, politica, imprenditoria e di tutte quelle categorie che hanno interesse a operare nel sottobosco di favori e clientele.
Ogni Loggia ha tre elenchi:
il trasparente, come dicevamo, va reso pubblico, poi un altro riguarda i confratelli “in sonno”, ovvero coloro che non partecipano ai riti attivi e un altro ancora che contiene i nomi coperti da assoluto segreto.
Qualcuno si domanderà, ma possibile che non si possa indagare su queste persone?
Ebbene chi l’ha fatto ci ha rimesso il posto, come Agostino Cordova, capo della Procura di Palmi prima di essere trasferito a Napoli: nel 1992 sequestrò il computer del Grande Oriente d’Italia con l’archivio di tutte le logge italiane. Dopo un rimpallo di smentite da parte dei massoni, il magistrato alla fine perse il posto e dovette accontentarsi di un ruolo nella Cassazione.
Anche l’attuale sindaco di Napoli Luigi de Magistris rimase vittima delle sue inchieste contro la loggia a botte di trasferimenti, dopo aver scoperto nomi e conti correnti a San Marino. Insomma carriera sì, ma solo se si fa parte della “famiglia”. Alla faccia di professionalità e competenze

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